25 gen 2021

Avere il coraggio di andare oltre

Stanotte, mentre stavo dormendo, ho aperto gli occhi all'improvviso. 
Ho avuto la sensazione che qualcuno si fosse seduto vicino a me sul letto.
Ho aperto gli occhi e mi sono resa conto di aver solo sognato. Avevo sognato il babbo, il mio babbo (sì lo chiamo babbo e non papà). Non so che sogno fosse, cosa stessi facendo o dove fossi, so solo che c'era lui.
Era davvero tantissimo tempo che non mi capitava. Anzi in questi 11, quasi 12 anni, non l'ho mai sognato troppo spesso. Con più frequenza appena se ne era andato e poi sempre meno, ma, quando succedeva e succede, la sensazione dominante durante tutto il giorno è il fiato corto, la mancanza d'aria. Che cosa vuol dire? Boh, non sto a pensarci troppo in realtà, vivo quello che c'è senza entrare nell'analisi profonda.
Ognuno reagisce a suo modo di fronte ad una grande perdita: c'è chi si chiude in se stesso, c'è chi parla continuamente della persona andata come ad esorcizzare la sua assenza, c'è chi si butta a capofitto in qualche attività, c'è chi viene sopraffatto dal dolore, c'è chi riesce a reagire subito e a convivere con la perdita.
Non so quale sia il modo giusto, anche perchè secondo me non esiste un metodo universale e scientifico che sia valido per tutti allo stesso modo. Dicono che solo il tempo riesca a guarire le ferite, ma il verbo guarire mi sembra azzardato. Il tempo ti aiuta a convivere con la mancanza, ma non la guarisce perchè non esiste niente che possa guarirla davvero. Con il tempo si impara a vivere in un modo diverso, attenua un pò il dolore solo perchè ci si abitua. C'è chi riesce a farlo da solo, c'è chi ha bisogno di un aiuto, un sostegno per riuscire elaborare. E va tutto bene, non c'è niente di male in qualsiasi scelta. Nessuno può dirti che stai facendo bene o stai facendo male perchè solo tu puoi sapere cosa va bene per te. 
Avere il sostegno della famiglia e degli amici è fondamentale o almeno lo è stato per me. Sono stati loro a farmi aprire gli occhi. La perdita di mio padre è stata uno shock, è avvenuta così all'improvviso senza nessun segnale. Un momento prima c'era e stava bene ed un momento dopo non c'era più. E' difficile darsi una spiegazione, una giustificazione o trovare un'attenuante che ti aiuti a comprendere. Solo con il tempo ho capito che non c'è niente da comprendere, ma solo da accettare quello che succede e che non tutto può essere spiegato. Nei primi due anni dopo la sua morte ho vissuto alla giornata, senza darmi obiettivi nè a lungo nè a breve termine, oggi direi che ho vissuto sopravvivendo semplicemente. Avevo perso interesse in ogni cosa, facevo tutto quello che dovevo come un automa, senza metterci anima.  A volte mi sentivo in colpa se ero felice o persino se ridevo a crepapelle. Grazie a mia mamma, le mie sorelle e due amiche mi sono decisa ad andare da una psicologa, così per iniziare ad elaborare tutto quello che mi era successo. Ci sono andata per due anni. A me è servito molto, mi ha aiutato a vedere le cose in modo differente nonostante il dolore e la sofferenza, mi ha aiutato a gestire la rabbia iniziale e l'impasse successiva. Poco dopo ho anche iniziato un corso di scrittura creativa. Mi è sempre piaciuto scrivere e, conoscendo il ragazzo che teneva il corso, mi era preso bene. Non avrei creduto che quel corso potesse essere rivelarsi come una terapia per me stessa. Ha avuto ragione lui: per scrivere una storia ed un personaggio che siano credibili agli occhi del pubblico, devi sapere di quello che scrivi, per esempio non puoi parlare di amore se non sei mai stato innamorato. E così per poter scrivere ho dovuto affrontare i miei limiti, i miei pregiudizi, affrontare punti di rottura. 
Insomma ho dovuto fare un bel pò di sporco lavoro su di me per ritornare ad essere la ragazza entusiasta, piena di interessi che sono sempre stata e felice di essere felice. Non voglio cadere nelle frasi fatte, ma l'unica verità è che il dolore passerà e che anche quando sembra impossibile arriverà il momento in cui si abituerà a non avere più a fianco quel punto di riferimento e, senza neanche accorgercene, avremo trovato il modo di andare avanti. Credo sia normale che dentro di noi rimanga sempre un angolo dove è relegato il dolore, la rabbia, l'incomprensione, la mancanza ed è anche giusto che ci sia. La cosa importante è trovare sempre la forza e il coraggio di rialzarsi e prendere in mano le redini perchè la vita per quanto possa darci dei colpi duri sa anche darci mille nuove possibilità per cui ne vale sempre la pena.

Tu, invece, hai mai dovuto affrontare un lutto, una perdita o una grossa mancanza? Ti va di raccontarmi la tua esperienza? Anche in forma del tutto anonima, magari potresti essere di supporto a qualcun altro senza neanche saperlo...
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