23 nov 2020

Io sono io. No più vittima! (Non è mondo per donne #2)

Questi ultimi giorni di cronaca hanno riportato alla ribalta quel nuovo, e non più di tanto, fenomeno chiamato Revenge Porn, che si può tradurre come vendetta porno o pornovendetta. Consiste nella condivisione pubblica, tramite internet, di immagini o video intimi senza il consenso di uno dei protagonisti. In alcuni casi le immagini sono state scattate consensualmente da entrambi, in altri no.

La cronaca ha dimostrato come spesso sia una persona legata alla vittima ad essere il ricattatore (un ex fidanzato/compagno/marito) che agisce sempre alla fine della relazione per appunto ricattare o screditare la ex compagna. Perchè sì, la vittima è sempre e solo la donna.

L'età non conta. Sia che la relazione sia durata un mese o 10 anni, sia che sia stato un amore adolescenziale o altro questo nuovo fenomeno è sempre più diffuso e meno controllabile, nonostante ci sia una legge a riguardo per punirlo. L'approccio nel considerarlo reato è ancora troppo debole, da parte degli uomini ma anche delle donne stesse (quelle che non sono vittime ovviamente).

In questo caso la donna si ritrova così, oltre ad essere non rispettata e screditata, a dover subire il giudizio non desiderato di chiunque, donne ed uomini: "E' colpa tua, non avresti dovuto fare quelle foto", "Ma allora in fondo sei una t3oia", "Se l'hai fatto avresti dovuto aspettarti che potesse capitare" e via dicendo. Nell'immaginario comune la colpa sarà sempre e solo sua come in caso di violenza fisica. Un momento di intimità, di gioco e desiderio con il proprio partner si trasforma nella croce che dovrà portare per sempre. 

Perchè? In fondo non me lo spiego davvero. Non riesco a comprenderlo. Non capisco cosa spinge a sputtanare una persona con cui hai condiviso qualcosa, solo per il gusto di diffamarla perchè la storia è finita e magari è finita perchè si era innamorata di qualcun altro. Non capisco cosa ne viene: ti fa sentire meglio? Ti fa sentire più uomo? Cancelli definitivamente il tempo passato con lei? Non lo so davvero.

E' preoccupante, però, che sia un comportamento sempre più diffuso e sempre più preso alla leggera, come fosse uno scherzo, come se stessimo parlando di un oggetto.

Come si combatte? Parlandone e denunciando. Bisogna superare l'imbarazzo di dire di aver mandato un selfie osé al proprio fidanzato perchè questo non ti bolla come una poco da buono.

Dovremmo ragionare anche sull'educazione al consenso. Parlare solo di vendetta può essere riduttivo. In molti casi è proprio un esercizio di potere sulla libertà della donna. Parlare di pornografia può essere deviante perchè la pornografia è consensuale e in questo caso il consenso non c'è. Non possiamo far passare l'idea che l'immagine della donna, di un corpo femminile, magari anche vestito con abbigliamento quotidiano possa diventare pornografico. Esistono gruppi su piattaforme come Telegram, con nomi denigranti e misogini e dove l'immagine è sessualizzata, basta sia di una donna.

Non può essere sempre e solo la donna a doversi difendere perchè così dovrebbe evitare di stare in qualsiasi social network e postare anche una semplice foto al mare.

E' difficile arginare il problema solo con la moralizzazione o contando nel suon senso, etica di ogni persona. E' un problema di cui non bisogna stancarsi di parlarne, soprattutto con i più giovani. In Europa 9 milioni di ragazze hanno subito una qualche forma di violenza online prima dei 15 anni. La vita e le relazioni dei ragazzi si sviluppa attorno ad uno smartphone e ai social network. Soprattutto in questo periodo di prolunga solitudine, di distanziamento i casi di revenge porn sono aumentati. 

E' un'educazione che viene da casa, dal parlare intorno alla tavola (dico io) secondo me sia dalla mamma che dal papà, perchè i peggiori giudizi, purtroppo, spesso vengono da altre donne che invece di supportarsi o mostrare solidarietà dimostrano di essere le peggiori carnefici.

E' un'educazione che viene dalla società, dai media che hanno un ruolo importantissimo a riguardo perchè nel come danno la notizia possono influenzare il pensiero, il giudizio di chi legge. 

E' il tono, il linguaggio che si usa per parlare di queste cose che possono fare la differenza, possono gettare le basi per far capire che è reato diffamare una persona, è reato diffondere immagini o video che erano indirizzati a te soltanto quando c'era un legame tra di voi, che non ti puoi sentire in diritto di fare come vuoi nei confronti di una donna, solo perchè donna, non è solo goliardia maschile, un semplice scherzo.

Non ho la bacchetta magica per risolvere il problema. Credo che dobbiamo cercare di parlarne il più possibile senza far finta di niente. Parlare per far sì che la vittima trovi il coraggio di denunciare, che non si senta responsabile di quanto è successo.

 

E tu cosa ne pensi? Se ti va condividi e lascia il tuo punto di vista da donna e da uomo soprattutto. 




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