8 ott 2020

Nuove abitudini, nuovi modi, nuovo mondo

In questi mesi di cambiamenti repentini, di nuove regole e nuove abitudini stavo pensando  quante di queste nuove consuetudini possano diventare ordinarie, quanto l'emergenza sanitaria possa diventare la normalità cambiando radicalmente il nostro modo di vivere. Stiamo convivendo insieme ad un virus, che proprio per sua natura, è difficile che se ne andrà così all'improvviso.
Riflettevo quanto già piccoli gesti sono diventati automatici: igienizzarsi le mani quando si entra in un posto, indossare la mascherina, stare in fila distanziati, riunioni  e classi su zoom, assistere a spettacoli solo rigorosamente seduti e con la seggiola vuota accanto...
 E se tutto questo fosse il nuovo modo di vivere? Ho questa domanda in mente da un pò di tempo, ma ho sempre avuto un pò paura a darmi la risposta. 
Abbiamo già assistito a come sono dovute cambiare le nostre abitudini per l'allarme terrorismo 20 anni fa. Abbiamo dovuto cambiare il modo di viaggiare con nuove norme e divieti (niente bottigliette, niente pinzette, controllo su pc, tablet e quant'altro, ecc..) e controlli sempre più stretti per entrare nei luoghi di interesse pubblico ed internazionale con body scanner e metal detector. All'inizio ci hanno pesato,  sembravano essere più un ostacolo che altro, ma poi,  piano piano, ci siamo abituati e queste novità sono diventate parti integranti del nostro modo di vivere senza rendercene veramente conto e lo sono tutt'ora.
Penso  a come sarebbe se davvero tutto quello che stiamo facendo ora sarà la nostra nuova normalità. L'ho capito quando questa mattina accompagnando Adele, 3 anni, all'asilo lei mi ha detto "Mamma la maschera" perchè la stavo dimenticando in casa e ha aggiunto "Mamma fuori la maschera, in casa no".
Non faccio i salti di gioia, anzi...
Mi manca poter salire su un aereo per poter stare insieme a persone diverse  in luoghi diversi; mi manca stare fuori casa senza troppe paranoie; mi manca cercare di avere un colpo di tosse o uno starnuto senza sguardi minatori; mi manca poter scambiare un sorriso per strada anche con  uno sconosciuto; mi manca improvvisare di andare a cena fuori; mi manca non pensare a se sono insieme ai miei congiunti o meno, se sto creando assembramento e cose così.
Ah mi manca anche mettere il rossetto o il lucidalabbra.
Mancano solo a me? A volte mi sembra di essere pazza quando mi confronto con altre persone.
Non possiamo certo negare che ci sia questo maledetto virus, ma neanche voglio pensare che il cambiamento sia già stato dettato e stop.
Non voglio pensare di dover cambiare o rinunciare a tutto quello che ho sempre fatto, perchè sì, prese una per una sono piccolezze, ma tante piccolezze insieme differenziano una persona dall'altra. 
Non è il mondo che voglio per me e neanche il mondo dove crescere mia figlia.
Bè se penso a lei mi sale l'angoscia non lo nego.
Ho sempre pensato che quando avrei avuto una figlia avrei fatto di tutto per poterla crescere serenamente, farla stare insieme ai suoi coetanei, farle vedere il mondo quanto più mi è possibile, portarla al cinema nelle domeniche d'inverno e ad un concerto nelle sere d'estate, organizzarle feste di compleanno, portarla al parco per giocare anche con bambini che non conosce invece di crescerla in questa cosiddetta bolla, in questo spazio sicuro ma che poi possiamo essere certi che sia sicuro?

Voglio concludere con questa citazione che, al momento, è perfetta per me:

"Devo finir di colorare il mondo che vorrei abitare" (Bandabardò)




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