Abbiamo vissuto mesi in cui gli slogan "Andrà tutto bene", "niente sarà più come prima", "ci sarà un prima e un dopo" hanno segnato le nostre giornate.
Non mi sono mai piaciuti gli slogan e questi non sono da meno. Non critico gli arcobaleni e i tricolori fuori dai balconi, le canzoni alle 18 e altri gesti simili che hanno fatto sentire unito(?) il paese, anche se non li ho capiti e non li capisco tutt'ora.
E' inutile cantare l'inno nazionale perchè così ci sentiamo tutti vicini e poi essere i primi a segnalare chi cammina sotto casa...ah,la bellezza del popolo italico!
Senza dubbio in questo periodo qualcosa è successo ad ognuno di noi..Ci siamo dovuti fermare e affrontare quelle cose che evitiamo nella vita di tutti i giorni perchè presi dalla frenesia delle giornate.
Anzitutto abbiamo dovuto affrontare noi stessi. E questa è la sfida delle sfide, sempre in ogni momento, ad ogni età. Noi stessi siamo le persone che conosciamo sin dalla nascita, ma spesso anche le più sconosciute. E questo tempo passato chiusi, isolati dagli altri ci ha messo di fronte allo specchio ad affrontare i nostri lati spesso lasciati lì, dormienti da qualche parte; ci ha fatto scoprire o riscoprire i nostri limiti, ma anche nuove capacità, nuovi sentimenti, emozioni con cui fare i conti.
Abbiamo capito che non siamo animali solitari e l'illusione della "second life" nei social media non ci è sufficiente, anzi. Forse questo tempo è servito proprio a riportarci alla consapevolezza della radice di ogni rapporto umano: la socialità.
Di sicuro questo tempo ci anche imbruttiti. Mi è bastato vedere alcune,ma neanche poche, bacheche facebook per voler cambiare regno animale all'istante. La democrazia dei social media... in cui tutti hanno voce e competenze in ogni ambito. Se prendessimo solo una minima parte di tutti rivoluzionari da tastiera e li trasformassimo in rivoluzionari reali a quest'ora vivremmo nel paese più invidiato al mondo.
La sfida vera per noi, secondo me, è adesso. La reclusione è finita, ci è concesso uscire, sedere al bar, nei parchi, nelle piazze, passeggiare, andare al mercato, vedere gli amici insomma riprendere i nostri gesti e le nostre abitudini, ma, ed è qui la difficoltà, mantenendo il distanziamento sociale.
Cioè ora posso uscire e sedere al tavolo con un'amica, ma non posso darle un bacio o un abbraccio.
Ed è dura. Non possiamo negarlo, è difficile, molto difficile.
Dobbiamo, quindi, trovare il modo per stare insieme senza stare vicini.
Quello che ho capito, quindi, è che la mia nuova socialità sarà una socialità principalmente domestica: cene e pranzi in casa con fidati e diversi gruppi di amici.
Non so bene se c'è da trarre un insegnamento collettivo da tutto questo o se io ho imparato qualcosa; davvero non lo so ancora.
So che questo tempo mi è servito per avere una maggiore consapevolezza di quello che già avevo: chi sono, chi e cosa sono importanti per me, chi e cosa non sopporto, cosa voglio e cosa non voglio per me, mia figlia, il mio compagno, la mia famiglia e i miei affetti.
E, francamente, per ora non mi sembra poco.
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