27 mag 2020

Abbiamo imparato qualcosa?

Arriva sempre il momento in cui bisogna tirare le fila. Sempre, non si può scappare.
Abbiamo vissuto mesi in cui gli slogan "Andrà tutto bene", "niente sarà più come prima", "ci sarà un prima e un dopo" hanno segnato le nostre giornate. 
Non mi sono mai piaciuti gli slogan e questi non sono da meno. Non critico gli arcobaleni e i tricolori fuori dai balconi, le canzoni alle 18 e altri gesti simili che hanno fatto sentire unito(?) il paese, anche se non li ho capiti e non li capisco tutt'ora.
E' inutile cantare l'inno nazionale perchè così ci sentiamo tutti vicini e poi essere i primi a segnalare chi cammina sotto casa...ah,la bellezza del popolo italico!
Senza dubbio in questo periodo qualcosa è successo ad ognuno di noi..Ci siamo dovuti fermare e affrontare quelle cose che evitiamo nella vita di tutti i giorni  perchè presi dalla frenesia delle giornate. 
Anzitutto abbiamo dovuto affrontare noi stessi. E questa è la sfida delle sfide, sempre in ogni momento, ad ogni età. Noi stessi siamo le persone che conosciamo sin dalla nascita, ma spesso anche le più sconosciute. E questo tempo passato chiusi, isolati dagli altri ci ha messo di fronte allo specchio ad affrontare i nostri lati spesso lasciati lì, dormienti da qualche parte; ci ha fatto scoprire o riscoprire i nostri limiti, ma anche nuove capacità, nuovi sentimenti, emozioni con cui fare i conti.
Abbiamo capito che non siamo animali solitari e l'illusione della "second life" nei social media non ci è sufficiente, anzi. Forse questo tempo è servito proprio a riportarci alla consapevolezza della radice di ogni rapporto umano: la socialità. 
Di sicuro questo tempo ci anche imbruttiti. Mi è bastato vedere alcune,ma neanche poche, bacheche facebook per voler cambiare regno animale all'istante. La democrazia dei social media... in cui tutti hanno voce e competenze in ogni ambito. Se prendessimo solo una minima parte di tutti rivoluzionari da tastiera e li trasformassimo in rivoluzionari reali a quest'ora vivremmo nel paese più invidiato al mondo. 

La sfida vera per noi, secondo me, è adesso. La reclusione è finita, ci è concesso uscire, sedere al bar, nei parchi, nelle piazze, passeggiare, andare al mercato, vedere gli amici insomma riprendere i nostri gesti e le nostre abitudini, ma, ed è qui la difficoltà, mantenendo il distanziamento sociale. 
Cioè ora posso uscire e sedere al tavolo con un'amica, ma non posso darle un bacio o un abbraccio.
Ed è dura. Non possiamo negarlo, è difficile, molto difficile.
Dobbiamo, quindi, trovare il modo per stare insieme senza stare vicini. 
Quello che ho capito, quindi, è che la mia nuova socialità sarà una socialità principalmente domestica: cene e pranzi in casa con fidati e diversi gruppi di amici. 

Non so bene se c'è da trarre un insegnamento collettivo da tutto questo o se io ho imparato qualcosa; davvero non lo so ancora.
So che questo tempo mi è servito per avere una maggiore consapevolezza di quello che già avevo: chi sono, chi e cosa sono importanti per me, chi e cosa non sopporto, cosa voglio e cosa non voglio per me, mia figlia, il mio compagno, la mia famiglia e i miei affetti.
E, francamente, per ora non mi sembra poco.




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