Nasco,
vivo e per ora non muoio,per ora.
Prima
memoria, malapena un anno. Santo Domingo.
Caldo
caraibico, la brezza serve. La strada brucia,i miei piedi nudi uno davanti
all'altro: primi passi.
Poi
mia nonna, di bianco; caviglie fine fine fine. All'altro lato della strada un
cavallo marrone fatica. Vicino Josè: entrambi vecchi, color cioccolato, alti e
magri.
Sono
in punta del mondo: la strada infuocata.
Mamma
piange: un girasole sudato.
Corre
verso di me,mi prende in braccio e ruotiamo in aria.
musica
de tango
8
anni.
La
cucina è il ritrovo dei tabagisti all'ultimo stadio.
I
grandi dicono che i bambini non devono fumare.
"Perchè
voi sì e io no??"
Rubo
il pacchetto le sigarette di mio padre; accendino e via:in camera. Sono l'Arsenio
Lupin dei Monopoli di Stato.
Tecnica
antisgamo: buio e finestra aperta come se non ci fosse un domani. Il pacchetto
di sigarette è la prova iniziatica:"se ne fumo 22 divento grande".
La
accendo. La mia bocca carnosa e rotonda si riempie di fumo, non va da nessuna
parte, né su né giù. La mia faccia è intrappolata dentro un camino appena
spento:sputo e tossisco.
Continuare!
Diventare grande non è facile;un altro tiro e il fumo è subito in gola.
Ancora
un altro,un altro e poi un altro... Non tossisco, non soffoco, non sto per
morire, sto solo diventando grande.
Tiro
e sputo, tiro e sputo, tiro e sputo.
Una
sigaretta,due,tre,forse quattro o cinque.
Ora
camera mia è il ritrovo dei tabagisti all'ultimo stadio. Sono grande:
orgogliosa, ho superato anche questa prova.
La
luce si accende. Mia sorella spalanca gli occhi e urla.
Arriva
mamma. Entra in camera; inizia a piangere e dire "Ahi San Miguel, ma
perchè? - perchè?"
Le
guardo e non capisco "Cosa è successo?? Sono diventata grande. Punto."
Poco
più di 9 anni. Perugia: mia sorella, una sua amica e mia cugina. La brezza
accarezza le braccia da poco nude.
Sono
al mio primo concerto di Jovanotti. Finalmente. E' il mio sedativo da quando
riesco a cantare le sue canzoni.
Il
palazzetto è pieno. Mi guardo intorno:giovani che bevono birra, fumano, ridono
e cantano; adulti che mangiano e rivolgono sguardi nostalgici ai ragazzi con
tanta voglia di divertirsi.
Le
luci si spengono e inizia la musica. Spalanco gli occhi, il cuore: un martello
pneumatico senza interruttore. Esce Lui. Sì, è come me lo immaginavo, anzi più
bello. Ma il sorriso è lo stesso delle foto e della tv. Inizia a cantare e
muoversi, un indemoniato. Non riesco a seguirlo con gli occhi. Il volume della
musica è altissimo, le luci sembrano donne che ballano riti woodoo, ti
confondono la vista. La sua voce mi accarezza le orecchie.
Rido
e salto, felice come se stessi aprendo i regali il giorno del mio compleanno.
Canto
con tutto il fiato che ho nei polmoni. In quel momento non esiste nient'altro, solo
io, lui e la sua voce.
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