16 mag 2017

Di me


                                                                       Di me:
Nasco, vivo e per ora non muoio,per ora.

Prima memoria, malapena un anno. Santo Domingo.
Caldo caraibico, la brezza serve. La strada brucia,i miei piedi nudi uno davanti all'altro: primi passi.
Poi mia nonna, di bianco; caviglie fine fine fine. All'altro lato della strada un cavallo marrone fatica. Vicino Josè: entrambi vecchi, color cioccolato, alti e magri.
Sono in punta del mondo: la strada infuocata.
Mamma piange: un girasole sudato.
Corre verso di me,mi prende in braccio e ruotiamo in aria.
musica de tango
    

8 anni.
La cucina è il ritrovo dei tabagisti all'ultimo stadio.
I grandi dicono che i bambini non devono fumare.
"Perchè voi sì e io no??"
Rubo il pacchetto le sigarette di mio padre; accendino e via:in camera. Sono l'Arsenio Lupin dei Monopoli di Stato.
Tecnica antisgamo: buio e finestra aperta come se non ci fosse un domani. Il pacchetto di sigarette è la prova iniziatica:"se ne fumo 22 divento grande".
La accendo. La mia bocca carnosa e rotonda si riempie di fumo, non va da nessuna parte, né su né giù. La mia faccia è intrappolata dentro un camino appena spento:sputo e tossisco.
Continuare! Diventare grande non è facile;un altro tiro e il fumo è subito in gola.  
Ancora un altro,un altro e poi un altro... Non tossisco, non soffoco, non sto per morire,  sto solo diventando grande.
Tiro e sputo, tiro e sputo, tiro e sputo.
Una sigaretta,due,tre,forse quattro o cinque.
Ora camera mia è il ritrovo dei tabagisti all'ultimo stadio. Sono grande: orgogliosa, ho superato anche questa prova.
La luce si accende. Mia sorella spalanca gli occhi e urla.
Arriva mamma. Entra in camera; inizia a piangere e dire "Ahi San Miguel, ma perchè? - perchè?"
Le guardo e non capisco "Cosa è successo?? Sono diventata grande. Punto."   


Poco più di 9 anni. Perugia: mia sorella, una sua amica e mia cugina. La brezza accarezza le braccia da poco nude.
Sono al mio primo concerto di Jovanotti. Finalmente. E' il mio sedativo da quando riesco a cantare le sue canzoni.
Il palazzetto è pieno. Mi guardo intorno:giovani che bevono birra, fumano, ridono e cantano; adulti che mangiano e rivolgono sguardi nostalgici ai ragazzi con tanta voglia di divertirsi.
Le luci si spengono e inizia la musica. Spalanco gli occhi, il cuore: un martello pneumatico senza interruttore. Esce Lui. Sì, è come me lo immaginavo, anzi più bello. Ma il sorriso è lo stesso delle foto e della tv. Inizia a cantare e muoversi, un indemoniato. Non riesco a seguirlo con gli occhi. Il volume della musica è altissimo, le luci sembrano donne che ballano riti woodoo, ti confondono la vista. La sua voce mi accarezza le orecchie.
Rido e salto, felice come se stessi aprendo i regali il giorno del mio compleanno.

Canto con tutto il fiato che ho nei polmoni. In quel momento non esiste nient'altro, solo io, lui e la sua voce. 


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